“Ma allora questi sottovalutano proprio i lettori (nel senso di persone che leggono, non di devices) di ebook” ha commentato una mia amica leggendo il mio post sull’edizione digitale di Orgoglio e Pregiudizio Mondadori. Vorrei tranquillizzarla: a quanto sembra non è così. E’ un momento delicato e forse fare qualche errore ci sta, anche se certo non guasterebbe essere più rigorosi, ma è importante essere pronti ad ammettere i propri errori e a porvi rimedio. Ok, ok, il vostro rilevatore di banalità sta cominciando a beepare forte, ma credo sia davvero così. Alla Mondadori hanno ammesso l’errore e mi hanno assicurato che entro novembre l’ebook di Orgoglio e Pregiudizio sarà allineato con l’edizione 2010 e mi hanno anche offerto un buono compensativo.
Mentre cercavo non senza difficoltà di scrivere questo post, che sentivo in qualche modo di “dover” scrivere come naturale seguito del precedente, mi è venuta voglia di saperne un po’ di più su quello che sta dietro la pubblicazione di un ebook. Così ho scaricato il libro di Ivan Rachieli La pratica dell’ePub e ho deciso di aprofittare della mia mattina libera per inizare a leggerlo. E qui chi mi conosce potrebbe davvero preoccuparsi: rinunciare una mattina di window shopping senza bambini a seguito per leggere un libro che non sia un romanzo non è davvero da me. Ma tant’è, mi prende così. Tra l’altro il libro di Rachieli è proprio piacevole da leggere, ma magari ne scriverò in seguito, quando l’avrò finito. Qui voglio citarlo solo perchè mi sono imbattuta in un passo che con questa vicenda credo ci stia benissimo
“Da tempo parte di un modello B2B (in cui i clienti degli editori sono i librai), gli editori non sono in nessun modo in grado di concepire un servizio di assistenza post vendita ai loro veri clienti, i lettori. Di più, avendo avuto finora tra le mani un prodotto che non poteva essere complicato da usare e che dava come massimi grattacapi qualche refuso e una segnatura incollata male, l’idea di dover rendere conto della qualità tecnologica di un testo, di doversi preoccupare di rispondere a dubbi di ogni sorta, di spiegare come si fa a leggere un libro e di farlo bene, in fretta e con chiarezza costituisce per l’editoria una vera e propria rivoluzione. Così come è rivoluzionario pensare che si possano ammettere i propri errori e comunicare ai clienti l’esistenza di una nuova release che pone rimedio non a un refuso, ma a un bug nel codice, a un css mal scritto, a un markup scadente, a un immagine di copertina dalla risoluzione non ottimale.”
Ora non so quanto, tecnicamente, gli errori del “nostro” libro abbiano a che fare con quelli citati da Ivan Rachieli, l’importante è che gli editori la facciano davvero questa rivoluzione e che diventi in qualche modo contagiosa. Forza, dai Mondadori, andiamo fino in fondo: aspetto a dicembre la comunicazione della nuova release 🙂
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